I professionisti dell'Azienda hanno utilizzato una nuova, innovativa tecnica cardiochirurgica microinvasiva per l'impianto di una protesi valvolare polmonare in un paziente cardiopatico congenito adulto.
Coinvolte la UOC Cardiochirurgia, la UOSD Emodinamica e Cardiologia interventistica, la UOC Cardiologia pediatrica.
La procedura chirurgica è stata realizzata in sala ibrida.
Il paziente di 59 anni, trasferito a Padova da un altro ospedale per scompenso cardiaco grave, presentava un quadro clinico molto complesso. C'era controindicazione chirurgica per elevatissimo rischio di sanguinamento, ma al tempo stesso non vi era al mondo la disponibilità di valvole polmonari adeguate per una sostituzione percutanea. Il paziente per altro aveva già subìto da bambino la correzione di una cardiopatia congenita. Con il via libera del Comitato etico dell'Azienda e con l'autorizzazione del Ministero della Salute si pianifica la procedura.
L'approccio chirurgico deve essere microinvasivo e ibrido per ridurre i rischi. L'intervento cardiochirurgico tradizionale a torace aperto ad altissimo rischio di sanguinamento era insostenibile. La valvola percutanea tradizionale doveva essere addattata all'anatomia del paziente. Si chiede la consulenza alla Cardiologia dell'Ospedale di Philadelphia.
L'intervento viene realizzato a cuore battente senza l'uso della circolazione extracorporea e senza fermare il cuore semplicemente con una minitoracotomia di 5 cm.
L'impianto della valvola è del 30 aprile, dopo un mese, ieri, il controllo è andato bene.
Il paziente, che è rimasto in terapia intensiva 5 giorni sempre in respiro spontaneo e senza supporto farmacologico, finalmente riesce a fare gesti quotidiani che prima erano impossibili: come allacciarsi le scarpe, respirare senza fatica, camminare senza stancarsi.
Un successo, questo padovano, che si spiega con quattro parole: expertise, multimodality imaging, infrastrutture all'avanguardia, integrazione delle professionalità.